Redazione C Quadra

31 Luglio 2020

CABINE DI DISTRIBUZIONE ELETTRONICA SECONDARIE

Cosa si può realizzare di nuovo in un settore altamente standardizzato?

 

Le cabine di distribuzione elettrica secondarie non sono certo un argomento affascinante e svolgono un ruolo un po’ oscuro, ma fondamentale nella vita quotidiana sia dei cittadini, sia delle imprese.

Sono generalmente delle “casette” in muratura che trasformano l’energia elettrica, trasportata in media tensione – MT – (normalmente 15.000 volt), in bassa tensione – BT – (240 volt) per poi distribuirla in abitazioni, condomini e imprese. Si diceva oscuro, ma fondamentale tanto che solo Enel ne possiede e gestisce solo in Italia oltre 400.000.

Un ammontare che dà un’idea della capillarità sul territorio delle cabine secondarie e di come un loro malfunzionamento possa generare disagi e danni ingenti.

All’interno della “casetta” vi sono alcuni componenti primari (trasformatore, interruttore, sistema di telecontrollo e di telegestione) che sono da anni costruiti e forniti da grandi multinazionali che ne hanno praticamente il monopolio.

Un’azienda che progetta, produce e commercializza componenti secondarie, si è rivolta a C Quadra esprimendo la necessità di allargare il proprio parco prodotti (sempre restando nel settore delle cabine secondarie) con elementi caratterizzati un maggiore livello tecnologico. Questo è il tipico processo nel quale C Quadra ha da sempre operato con un buon successo.

La domanda era: come posso introdurre nelle cabine secondarie, elementi di maggior contenuto tecnologico, che risolvano un problema esistente, ma che non entrino in conflitto con le grandi multinazionali di cui si parlava prima?

Il processo è iniziato con una fase di brainstorming nella quale, oltre a C Quadra e all’impresa cliente abbiamo individuato due esperti del settore – un ex Direttore Enel Distribuzione e l’ex Direttore Commerciale CESI.

Grazie alle peculiarità dello strumento adottato, è stato possibile clusterizzare quanto emerso, andando poi ad evidenziare soprattutto la principale criticità da risolvere e le competenze necessarie alla sua risoluzione, identificando anche i prossimi step di analisi. Ha preso così avvio la fase di analisi della fattibilità tecnico-economica.

Ne è derivata una prima architettura di massima del sistema, verificando l’effettivo interesse sia di Enel Distribuzione, sia di attori privati. Lo studio di fattibilità ha inoltre messo in evidenza la necessità di coinvolgere nel progetto due ulteriori tipologie di competenze, non presenti in-house: un sistemista di cabine secondarie e uno sviluppatore di sistemi HW/SW. Il passo successivo è stato quello di cercare aziende con queste competenze con cui poter stringere un accordo di collaborazione. Caratteristica importante era il fatto che le aziende da cercare dovevano avere dimensioni tali da non fagocitare il nostro cliente (piccola impresa), ma che potessero collaborare in una situazione paritetica.

Contemporaneamente si è individuato e ci si è aggiudicati un bando (Innovation Manager – MiSE) che permettesse di dimezzare i costi di C Quadra nei confronti del nostro cliente.

Attualmente, individuate le società con le caratteristiche necessarie citate, si sta ora formalizzando un accordo di sviluppo che comprende tutti gli aspetti tecnici, economici, di marketing, commerciali e di proprietà intellettuale riguardanti i risultati che la fase di sviluppo consentirà di raggiungere.

L’attività, iniziata a metà 2019, si configura come un intervento completo che C Quadra può offrire alle PMI del territorio:

• Individuazione di una necessità
• Individuazione di alcune possibili soluzioni
• Fattibilità tecnico economica (go/nogo)
• Se necessario, individuazione partner e definizione accordi di collaborazione
• Sviluppo concordato delle specifiche di dettaglio
• Attività di project management durante lo sviluppo
• Supporto agli aspetti organizzativi che lo sviluppo potrebbe introdurre
• Supporto nelle attività di marketing e commerciali per l’introduzione del nuovo sviluppo sul mercato
• Fundraising
• Supporto negli aspetti di proprietà intellettuale

 

 

 

 

 

 

Redazione C Quadra
24 Aprile 2020

RIVISITAZIONE DEL LAYOUT DI MAGAZZINO

Intervenire sugli spazi di magazzino per ottimizzare la gestione

Come sa bene l’imprenditore, il layout di magazzino è fondamentale per poter gestire in maniera efficace le attività operative e i processi logistici che si svolgono all’interno della propria azienda.

Spesso la prima progettazione, soprattutto in aziende di piccole/medie dimensioni, non prende in considerazione gli eventuali sviluppi futuri: ciò impone alla società di affrontare il cambiamento degli spazi di magazzino non solo per ottimizzarne la capienza, ma anche per modificare la tipologia di scaffalature in funzione della rotazione e della tipologia di merce stoccata. Il magazzino costituisce il fulcro tra le esigenze logistiche e quelle commerciali: deve quindi tener conto che le necessità variano frequentemente e in maniera sempre più complessa. Per questo motivo quello della progettazione, dell’ottimizzazione e della revisione del layout di deposito sta diventando un problema sempre più rilevante.

Inoltre, i principali studi di mercato sottolineano che tutte le attività connesse alla preparazione dei colli da spedire ai punti di vendita hanno un impatto non inferiore al 50% sui costi di gestione del deposito. Gli investimenti su soluzioni che permettano di aumentare l’efficienza di quest’area sono dunque caratterizzati da un rapido ROI (Return on Investment).

Cambiare il layout di magazzino può spaventare, soprattutto per la parte di investimenti da effettuare e per la gestione delle attività di implementazione della nuova soluzione.

I vantaggi che un tale intervento porta nel breve e lungo termine sono molteplici: dall’aumento della capacità di stoccaggio ad un miglioramento della produttività sino all’ottimizzazione dei flussi logistici.

 

Analisi preliminari e fasi di intervento

Gli impianti di stoccaggio sono tipicamente costituiti da scaffalature a semplice profondità, all’interno delle quali quindi le UdC hanno selettività unitaria. Tra i fattori influenti sul progetto di questi magazzini si citano:

  1. Tipo di carrello utilizzato;
  2. Altezza utile del fabbricato;
  3. Layout dell’impianto (numero di corridoi, altezza, lunghezza e disposizione delle scaffalature);
  4. Numero di mezzi di movimentazione necessari per garantire la movimentazione dei materiali (unità di carico), anche in condizioni di punta.

I fattori elencati rivestono una grande importanza per la loro ricaduta sia sul dimensionamento del magazzino (tipo, numero e disposizione della scaffalatura) sia sulle procedure operative di funzionamento (tempi di movimentazione). Ad esempio, il tipo di carrello scelto determina direttamente la larghezza dei corridoi di passaggio tra le scaffalature, la loro altezza e la modalità di movimentazione, che ovviamente si riflette sul percorso effettuato e quindi, in ultima analisi, sul tempo impiegato.

Il primo passo consiste nell’attenta valutazione delle caratteristiche degli imballi da stoccare. Sono gli imballi dei prodotti, con le loro peculiarità dimensionali e di peso, a determinare le misure delle UdC, in larghezza, lunghezza ed altezza. Per quanto riguarda larghezza e lunghezza ovviamente si dovrebbe cercare di far coincidere il dimensionamento dell’UdC con le misure suggerite dagli enti normatori, tra le quali la più frequente è l’Europallet, contenendo l’eventuale debordo nei limiti tollerabili. L’altezza del carico viene determinata sulla base di diversi fattori tra i quali:

  • Peso dell’unità di carico da contenere entro livelli coerenti con le portate più comuni dei carrelli elevatori e quelle degli scaffali commerciali;
  • Altezza utile di carico dei veicoli, normalmente di 2300 mm circa;
  • Perpendicolarità e stabilità del carico: a tal fine si utilizzano sistemi di avvolgimento con film plastico oppure con reti o nastratura, che consentono di aumentare la stabilità del carico, in particolare durante il trasporto;
  • Maneggi degli imballi: se si devono eseguire operazioni di prelievo frazionato è opportuno non superare altezze da terra pari a 1500-1600 mm per facilitare la presa dell’operatore;
  • Distribuzione: occorre considerare le richieste della clientela che in molti casi desidera altezze delle UdC diverse in funzione delle proprie esigenze.

Dopo aver stabilito le caratteristiche delle UdC si devono determinare due parametri base per il dimensionamento: profondità degli scaffali e larghezza dei corridoi. Ipotizzando che le scaffalature siano quelle a semplice profondità si deve stabilire la modalità di allocazione dei pallet: lato più lungo disposto in profondità o lato maggiore disposto parallelamente al corridoio di stivaggio. La prima soluzione permette di aumentare il rendimento volumetrico del magazzino e di impiegare scaffali meno onerosi a scapito di maggiori difficoltà di picking; la soluzione di lato viceversa consente una più facile presa degli imballi e quindi va scelta qualora si debbano movimentare scatole di piccole dimensioni oppure pesanti. Stabilita la posizione dei pallet si passa a definire la larghezza dei corridoi, che è legata al tipo di carrello elevatore da impiegare per la movimentazione delle UdC.

Per abbattere il costo della movimentazione e dello stoccaggio occorre poi depositare il materiale nel modo più compatto possibile al fine di ridurre lo spazio necessario e le percorrenze, così come limitare al minimo lo sforzo fisico degli operatori al fine di aumentarne l’efficienza e diminuire i tempi di esecuzione delle varie operazioni. La larghezza deve tener conto dei vincoli presenti nel locale come pilastri, porte, dislivelli, finestre, tubazioni, ecc. Il dimensionamento dei corridoi di stivaggio è legato ovviamente al volume del carico da trasportare e al suo peso. La prima scelta da effettuare riguarda il mezzo di movimentazione.

L’analisi deve evidentemente tener conto della tipologia di merce stoccata e della frequenza con cui le varie tipologie di prodotti vengono movimentate. Questa fase è effettuata tramite la valutazione per item dell’Indice di Rotazione. Per una corretta gestione delle scorte non è sufficiente infatti individuarne il livello di sicurezza, determinare il lotto economico d’acquisto e stabilire il punto di riordino, ma bisogna tener sotto controllo anche altri fattori importantissimi, se non vitali, per una oculata gestione, come ad esempio il tempo in cui i beni sostano a magazzino (durata del ciclo di rinnovo). Il parametro più utilizzato ed efficace per apprezzare la velocità di circolazione delle merci (durata del loro ciclo di rinnovo) è “l’indice di rotazione delle scorte”. Questo criterio indica il numero delle volte in cui avviene il completo rinnovo degli stock in un determinato periodo di tempo. Una volta calcolato bisogna interpretarlo tenendo conto delle caratteristiche dell’attività svolta dall’azienda e dei beni che essa tratta.

È facile comprendere la rilevanza di questo indicatore: un elevato indice di rotazione si traduce in investimenti minori di capitali in scorte, costi finanziari ridotti, costi di gestione del magazzino inferiori. Al contrario, un indice di rotazione basso comporta, oltre a quelli finanziari, altri inconvenienti economici rappresentati dai “fattori di rischio” connessi ad un eventuale ribasso dei prezzi di mercato e a fenomeni di obsolescenza.

 

Ottimizzazione dei processi di gestione e sviluppi possibili

Portate a termine tutte le fasi di analisi descritte è possibile proporre una progettualità legata al layout in grado di ottimizzare e performare le attività di magazzino. A obiettivo raggiunto diventa possibile anche affrontare e considerare i temi dell’innovazione e integrazione dei sistemi informatici e dell’automazione, come vedremo più approfonditamente nei prossimi articoli.

 

Redazione C Quadra
9 Luglio 2019

SULL’INVIO DEI CORRISPETTIVI ELETTRONICI

Opportunità o vincolo per le piccole e medie imprese?

Appena il tempo di metabolizzare i processi della fatturazione elettronica ed ecco presentarsi una nuova sfida: l’invio dei corrispettivi elettronici.

Il decreto legislativo è il n. 127 del 5 agosto 2015 ma solo da pochi mesi, viste le scadenze imminenti, sembra che le aziende abbiano iniziato davvero ad interessarsene. Per coloro con un fatturato annuo superiore ai 400.000€ la data di partenza obbligata era il 1 luglio 2019, mentre per i restanti il tutto è rimandato a gennaio 2020.

Invio dei corrispettivi elettronici: opportunità o vincolo?

I Retailer sono chiamati a prendere decisioni importanti soprattutto perché l’investimento economico potrebbe risultare rilevante pur considerando l’esistenza di un credito d’imposta pari al 50% della spesa sostenuta per l’acquisto del nuovo hardware. Per prima cosa è infatti necessario sostituire i tradizionali registratori fiscali con i nuovi registratori telematici (visualizza la pagina di progetto per maggiori dettagli sugli RT per l’invio dei corrispettivi telematici)

Come spesso accade in questi casi l’imposizione normativa può essere vista come obbligo fine a sé stesso o come un’opportunità. Lasciateci dire che la nostra esperienza sulla tematica ci porta a sostenere che per le piccole/medie realtà possa essere più un’opportunità mentre per i grandi player forse può risultare più un’imposizione senza troppi risvolti positivi, anzi spesso si troveranno a dover gestire un’integrazione non banale con i propri sistemi gestionali.

Per il piccolo/medio Retailer l’opportunità che vediamo è la rivisitazione della propria connettività (il Registratore Telematico ha necessità di essere collegato ad Internet per poter dialogare con l’Agenzia delle Entrate). Infine potrebbe anche essere l’occasione per svecchiare il proprio software retail, sfruttando così questo obbligo come opportunità per migliorare l’efficienza e l’efficacia della propria rete vendita.

Chi ha un gestionale dovrà procedere all’aggiornamento del proprio software per comunicare con il nuovo dispositivo RT.

Ricordiamo che il nuovo scontrino sarà un “documento commerciale” che avrà tre distinte nature: vendita, annullo e reso. 

Non esisterà più lo scontrino ibrido con differenti transazioni, ma ognuna di loro avrà una stampa specifica in cui saranno riportate ben distinte le varie nature IVA e le forme di pagamento utilizzate. Questo comporta modifiche applicative importanti a vari livelli. Per il gestore dello Store infatti l’operazione dovrebbe poter essere realizzabile come avviene oggi, lasciando al software l’onere di gestire la divisione nei tre documenti distinti. Lato Sede invece si rischia, se non gestito correttamente, di trovare problemi nelle analisi statistiche dei punti vendita. Sistemi gestionali che non riescono a collegare le vendite ai resi forniranno alla Business Intelligence dati separati, falsando le performance di vendita.

Registratori telematici e server RT

Due le possibili configurazioni per l’invio dei corrispettivi elettronici: tramite Registratore Telematico o tramite server RT. Nel primo caso si tratta di un dispositivo del tutto assimilabile all’attuale registratore di cassa, che può essere utilizzato in store che hanno fino a due registratori telematici. Se invece il negozio ha più di tre punti cassa allora diventa obbligatorio utilizzare un Server RT che centralizza in un unico dispositivo tutte le vendite del negozio e si occupa della trasmissione del dato all’Agenzia delle Entrate.

Entrambi i dispositivi, certificati dal produttore e disgiunti dal software gestionale dello Store, sono dotati di un certificato registrato nella memoria permanente di riepilogo del Registratore Telematico, in abbinamento con la chiave privata generata in fase di produzione del Registratore.

Conclusioni sull’invio dei corrispettivi

Per concludere diciamo che sicuramente in questa prima fase è più facile evidenziare le criticità rispetto ai reali benefici, che in questo momento sembrano propendere più verso l’erario; tuttavia se poniamo l’attenzione sulla fase di checkout forse in un futuro ormai prossimo il punto cassa diverrà uno strumento prezioso per lo Store non solo per transare la vendita ma anche per erogare servizi al consumatore finale.

 

 

 

Redazione C Quadra